Vuoi cambiare il mondo, la società, le aziende, le persone per un futuro migliore?
Viviamo in un’epoca di intensi conflitti e diffusi fallimenti istituzionali, un’epoca di smarrimento e di sollevamento delle masse che promuovono riflessioni, azioni e comportamenti adeguati ad arginare alcune disfunzioni significative che pregiudicano la pace e la sostenibilità della vita sulla terra. Un’epoca in cui le aziende soffrono dell’avvicendamento generazionale, della delocalizzazione e della globalizzazione, piccole e grandi aziende che non riescono più a seguire i cambiamenti dei mercati e chiudono, aziende che avendo delocalizzato per puro scopo economico perdono clientela, forza lavoro e capacità di essere sul mercato. Aziende che vivono il loro momento di gloria con crescite esponenziali lucrando sul lavoro dei loro dipendenti o collaboratori, senza capire che depauperando la capacità di acquisto, prima o poi non troveranno più chi acquisterà da loro e periranno nella giungla del commercio globale.
Abbiamo quasi tutti la percezione che vadano cambiate molte cose nella nostra vita personale, professionale e nella società. Siamo consapevoli che il livello di divisione che si manifesta tra persone, gruppi di interesse, gruppi politici e di governo, nazioni, abbia creato nei secoli e tutt’oggi sta creando delle divisioni insormontabili perché miopi, settoriali e divisorie.
Invece di guardare ed analizzare le situazioni ed i problemi in modo sistemico, cercando di comprendere e far comprendere le interconnessioni tra i vari sistemi, comprese le ragioni o i punti di vista dei diversi attori, le aspettative, i timori, ci si ostina a ragionare settorialmente, a cercare di risolvere i problemi senza approfondire, senza cercare e analizzare le interconnessioni.
Aneliamo a voler risolvere le diseguaglianze, le avversità, le guerre, le migrazioni, la mancanza di lavoro, le lotte sociali ma non ci domandiamo perché, pur non volendo lo stato in cui siamo, non riusciamo a trovare delle soluzioni accettabili, comuni e che non inneschino poi altri disastri.
Se facessimo attenzione ad uno dei principi espressi da Einstein, “un sistema non lo puoi cambiare partendo dallo stesso livello di consapevolezza che lo ha generato” capiremmo che dobbiamo cambiare il livello di consapevolezza comune dei sistemi nei quali viviamo.
Solo osservando, ragionando e comprendendo i punti di vista, i problemi, le aspettative degli attori che operano nei sistemi che vorremmo cambiare, solo allora potremmo trovare le soluzioni comuni sistemiche che una volta perseguite non andrebbero ad inficiare altri sistemi, altre persone, altri Paesi.
In questo contesto, si innesta la Theory U, la più innovativa tecnologia sociale e la più moderna prassi di Leadership del Cambiamento sistemico.
Sviluppata da Otto Scharmer, Senior Lecturer presso il MIT di Boston e fondatore del Presencing Institute, è stata diffusa dal 2015 a più di 150.000 change makers di tutto il mondo. L’approccio e i principi fondanti della THEORY U sono stati accettati dal UNDG (United Nations Development Group) come base fondante per tutte le iniziative territoriali dell’organizzazione per lo Sviluppo Sostenibile.
Basata su un approccio sistemico che sviluppa la comprensione e consapevolezza negli Attori dei sistemi oggetto di cambiamento, questa teoria consente di affrontare, guidare ed agire il cambiamento, in modo partecipativo e creativo. La sua finalità principale è infatti quella di far co-sentire, analizzare e co-disegnare il migliore futuro possibile attraverso interconnessioni sistemiche e processi collettivi.
E’ uno dei più innovativi e dirompenti modelli di “system thinking” per guidare l’innovazione e lo sviluppo delle persone e trasformare profondamente, in ottica eco-sistemica, persone, organizzazioni e macro-sistemi guidando il cambiamento da Ego-systems a Eco-systems.
Il processo e i principi
Il processo descritto nella Theory U, avviene attraverso 5 fasi, percorribili sia a livello individuale che collettivo, si può praticare in sessioni di 1 ora piuttosto che in interventi di giorni o settimane. Attraverso le 5 fasi, viene sviluppata una U che consente di accedere ad una comprensione profonda del sistema o del contesto che richiede una trasformazione. Si tratta di una metodologia che facilita non soltanto un cambiamento del sistema, ma guida anche ad un’evoluzione interiore degli stessi attori.
Molte delle tecniche proposte dalla teoria, sono finalizzate allo sviluppo del presencing (neologismo creato da Otto Scharmer, composto da due parole, presenza (presence) e sentire (sensing)) e di una capacità di ascolto empatico e generativo, condizioni indispensabili per consentire a nuovi insight e ispirazioni di emergere, fondamentali per accompagnare il disegno di un futuro migliore.
Seguendo le 5 fasi della U è possibile acquisire una conoscenza completa del sistema da cambiare (sociale, aziendale, personale), dei suoi elementi caratterizzanti, degli ambiti su cui intervenire; in tal modo, attraverso gli occhi e le percezioni di tutti gli attori del sistema, viene consentito al sistema di aumentare la consapevolezza comune e “vedere se stesso” offrendo una visione completa, dall’esterno, di sé stessi nel sistema da cambiare. Altro elemento fondamentale insito nel “presencing” è la capacità di “lasciar andare” tutto ciò che è diventato inefficace e di lasciar “venire” ciò che di nuovo necessita al sistema per migliorarsi.
Sulla base di questi importanti processi, la metodologia consente e suggerisce poi di costruire rapidi prototipi sulle migliori soluzioni emerse nel sistema stesso e sviluppare la consapevolezza di tutti gli attori coinvolti.
Il cambiamento ha quindi maggior successo di risolvere le situazioni che necessitano di interventi se perseguito attraverso un approfondimento della conoscenza da parte di tutti gli stakeholder del sistema allargato (attori principali, istituzioni, politica, funzioni aziendali, clienti, fornitori, .. etc..). Questo significa riuscire a “far vedere il sistema a sé stesso”. Solo quando questa consapevolezza raggiunge un livello adeguato di comprensione di tutti gli aspetti “sistemici” del problema, si può agire cercando le soluzioni e condividendone i principi, si attivano dei prototipi per verificare l’effettiva efficacia ed efficienza delle soluzioni identificate.
La Theory U è rivolta a tutte le persone che desiderano: acquisire una nuova visione eco-sistemica per indirizzare il cambiamento sociale, aziendale e personale; apprendere i principi per sviluppare il proprio livello di ascolto, necessario per acquisire una consapevolezza profonda delle persone, delle aziende e della società; conoscere e sperimentare alcuni potenti strumenti di conoscenza e condivisione per disegnare il futuro.
Il Governo Scozzese ha adottato la Theory U come strumento di gestione del cambiamento e UNDG lo ha dichiarato come strumento da utilizzare in tutti i progetti nazionali per i 17 punti dello sviluppo sostenibile.
A livello aziendale, imprese quali hp, Alibaba, Sogei, ACI Informatica ed altre, lo hanno utilizzato al proprio interno per guidare il proprio sviluppo o arricchire i propri programmi di formazione manageriale.
Benefit Innovation, promuove quindi il concetto che:
- il rinnovamento sostenibile è frutto della capacità di leadership di generare cambiamenti sostenibili e quella realizzativa di renderli operativi;
- la Theory U è stata sviluppata da una delle eccellenze mondiali nello sviluppo della conoscenza manageriale;
- la capacità di ascoltare gli stakeholder coinvolti in un cambiamento e di focalizzare l’attenzione sui loro intenti, se stimolata e sviluppata attraverso metodi e processi specifici, permette una più proficua e facile abilità di gestire e guidare un cambiamento verso la sua sostenibilità;
da qui, la capacità di ascolto e la leadership sono il presupposto per guidare il cambiamento verso soluzioni sostenibili nel tempo.